ROSETO. A Roseto la Giornata della Memoria si è celebrata, in forma ufficiale, nelle scuole superiori, neii licei “Saffo” e “Moretti”. “Abbiamo quasi delegato a voi ragazzi questa eccezionale Giornata”, ha detto l’assessore alle politiche sociali, Alessandro Recchiuti, intervenendo questa mattina davanti a tutte le quinte classi dell’istituto “Moretti”, riunite nell’aula magna dalla preside, Elisabetta Di Gregorio, e dal professor William Di Marco. “Non riesco a farmi capace di queste immagini di tanta inumana crudeltà e violenza, che purtroppo la nostra storia di uomini ci ha tramandato”, ha osservato Maristella Urbini, vicesindaco di Roseto, nel rivolgersi sempre ai ragazzi del “Moretti”. Ragazzi che, per parte loro, ben conoscono l’importanza della storia, essendosi la scuola rosetana interessata a questi temi fin dal 2000, anno di istituzione della Giornata della Memoria. Ai saluti ufficiali è infatti seguita proprio una “lezione aperta” del professor William Di Marco, inframmezzata da momenti di dibattito e da un film documentario. “Perché la storia non si ripete se siamo capaci di metabolizzare gli anticorpi – ha detto Di Marco. Aggiungendo: “Non ci dobbiamo accontentare della facile spiegazione condensata nelle parole: è stata una follia. No, perché la follia può manifestarsi in altre forme. Purtroppo è stato un lucido programma economico ed ideologico. Ideologie che per fortuna oggi sono finite e quindi ci rendono più liberi di giudicare per non dimenticare. Le razze – ha proseguito il docente – non sono che una comodità linguistica. Il nostro DNA di uomini è lo stesso ovunque si nasca e qualunque sia il colore della nostra pelle, dato che la scienza ci dice che nascemmo tutti ambrati salvo poi specializzarci in natura a seconda delle diverse condizioni ambientali”. “Bisogna dunque sempre condannare i totalitarismi – ha concluso William – anche se dentro di essi vi furono manifestazioni, ad esempio artistiche o architettoniche, di eccezionale rilievo. È il giudizio complessivo sulla libertà, dignità, umanità, quello che conta: e quello, la storia ci dice, esser senza appello”.(Ugo Centi)
1. La “magia“ di Daniela Musini incanta i Rosetani durante la presentazione del suo libro
“I 100 piaceri di d'Annunzio“ ormai è diventato un vero successo editoriale, con i dieci riconoscimenti ricevuti a livello internazionale. E l'autrice rosetana, davanti al suo pubblico accorso al Piamarta, ha dato dimostrazione di spiccate capacità interpretative
Non poteva esserci un inizio d'anno più auspicante per la cultura rosetana. E a sottolinearne l'avvio, adesso più che mai da considerarsi promettente, è stata l'ambasciatrice per antonomasia a livello internazionale di quegli studi dannunziani che hanno saputo unire il rigore della ricerca all'interpretazione del pathos poetico del grande Vate. Così i Rosetani, dopo oltre due anni di riconoscimenti raccolti un po' in tutte le parti del mondo, hanno potuto abbracciare Daniela Musini, la scrittrice, attrice, drammaturga e pianista nata nella Città delle Rose e che mai si è staccata da quel senso profondo di appartenenza ai luoghi della sua prima parte di vita, al punto che quando può ricorda a tutti le sue origini. L'occasione è stata data dalla presentazione del suo lavoro “I 100 piaceri di d'Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà“ che ha chiuso una prima parte, almeno per ora, di diversi e prestigiosi successi ottenuti nei vari premi internazionali, in cui il libro è stato accolto sia dal pubblico sia dalla critica con motivazioni sempre elogiative nei confronti dell'autrice. E il 3 gennaio scorso, al Centro Piamarta della parrocchia del S. Cuore e con l'organizzazione curata dalla Cerchi Concentrici Promotor, Daniela Musini ha dato dimostrazione della sue capacità interpretative e della enorme sensibilità quando - dopo aver parlato del percosso elaborativo del lavoro editoriale e raccontate le sconfinate curiosità del personaggio d'Annunzio - ha interpretato alcuni passaggi di testi poetici e drammaturgici quali: le lirica “L'onda“ e “A mia madre“; poi il “Monologo dell'addio di Eleonora Duse“ e il “Monologo di Mila“ da La figlia di Iorio; per chiudere con l'evocativa ed emozionante “La pioggia nel pineto“.
L'apertura dell'evento è stata curata da Mario Giunco, profondo conoscitore delle tematiche letterarie legate segnatamente a una Pescara che inizialmente, come gran parte della critica nazionale, ha stentato a dare il giusto risalto a uno dei più grandi poeti e scrittori a livello europeo tra fine '800 e inizio '900. Giunco ha rimarcato l'importanza del lavoro che in questi anni ha svolto Daniela Musini e di come, attraverso anche le sue apparizioni televisive, abbia permesso di ricreare quel giusto interesse intorno alla figura di d'Annunzio, che oggi a pieno titolo è considerato tra i più grandi poeti della nostra letteratura.
Quello con Daniela Musini è stato un appuntamento culturale intriso di grandi suggestioni: il pubblico ha applaudito lungamente le performance dell'autrice e attrice che, pur se non si è esibita su un palco e con abiti da scena, ha dato dimostrazione di un'abilità interpretativa che le fa onore, ma soprattutto che rinvigorisce in modo unico il senso profondo di appartenenza suo e della sua famiglia alla terra degli avi.