7.Anni '60: quel sentimento di libertà. Ne ha parlato William Di Marco al secondo appuntamento della XVII edizione de “La Cultura in cammino“
Già parlare degli anni ’60 a ragazzi nati almeno 35 anni dopo è un esperimento interessante di per sé. Se poi la cosa avviene al secondo appuntamento della “Cultura in cammino” della Cerchi Concentrici, che si chiama proprio “cambia-menti” con il trattino in mezzo, bhé allora la cosa acquista il suo fascino. Eh sì, perché William Di Marco, che della Cerchi Concentrici è il presidente, ma oggi pomeriggio si era rivestito da professore di storia qual è, l’ha presa dritta dalla questione cardine del famoso decennio del Novecento, ovvero quel divenire “classe sociale”, per la prima volta nella storia, da parte dei giovani. Quel loro prendere coscienza del ruolo sociale e politico, come mai s’era visto prima e – aggiungo io – mai dopo. Ecco, il cambiamento giovanile – dice Di Marco – ci fu davvero in quel tornante della storia umana. E fu in rapporto con ragione e sentimento, come un pendolo perennemente oscillante nell’avventura dell’uomo. Quell’avventura che rivela nella letteratura il suo sentire più profondo, ma vede nella musica il veicolo di diffusione globale, anch’esso affacciato come mai prima in quegli stessi anni. Immancabile allora il riferimento ai Beatles, al cui fenomeno William Di Marco ha dedicato un fortunato libro, ma anche allo sport, altro fenomeno senza frontiere decisivo della “modernità” dell’epoca. Epoca peraltro di grandissimi sviluppi economici, simboleggiati dalla straordinaria diffusione delle auto, Fiat 500 in testa, ma anche la mitica 2Cv o l’intramontabile pulmino Volkswagen. Cresceva cresceva l’Italia di allora, volava tra i nuovi oggetti della tecnologia, mentre il muro di Berlino divideva l’Europa ed il Vietnam lacerava la società americana. Cresceva l’Italia e cominciava, anche qui a Roseto, il turismo di massa. Ma il Paese – dice Di Marco – lasciava indietro una classe: quella dei lavoratori, che solo grazie alle grandi riforme del primo centro-sinistra entra, a prezzo di grandissime lotte, nello scenario del Paese. Quelle riforme – aggiungo ancora io – che il centro sinistra di oggi sta cancellando ad una ad una con furia iconoclasta, ma questo è un altro discorso. Anni ’60, dunque, con grandissima protagonista la scuola, che diviene unica nelle “medie”, cancellando l’escludente “avviamento” dei figli dei poveri. E con l’università, che si apre a tutti i diplomati, abolendo il veto ai diplomati degli istituti tecnici, che fino ad allora non potevano accedere agli atenei. E questo avviene mentre dal lato sociologico la Tv inventa il linguaggio nazionale, con tutto quel che ne consegue in termini positivi e, per altri versi, omologanti.
Ma cosa rimane, oggi, degli anni ’60? Resta, risponde William, la grande emancipazione femminile. Ma – precisa – niente e per sempre, le conquiste vanno sempre difese, se non si vuole che appassiscano. Ricordo – seguita il professore – il grande gesto della stilista inglese che accorciando semplicemente le gonne, diede vita a quella che mondialmente passò come la rivoluzione della minigonna. Anche qui a Roseto, le donne cominciarono a mostrare le gambe, quasi come gesto politico. Anni ’60, allora, che rimane ancora? A me personalmente, che avevo sei anni nel 1969, resta – e oggi pomeriggio mentre ascoltavo l’amico William mi è tornato in mente – resta, dicevo, quel senso interiore di libertà, quella reazione istintiva e irrefrenabile, che proprio quando pare del tutto sopita, all’improvviso riemerge e porta a dire No, No e sempre No a qualsiasi Potere. E che rende me medesimo, ad esempio, del tutto incompatibile con l’appartenenza a qualsiasi partito, organizzazione o movimento politico. Ma questo, ancora una volta, è davvero un altro discorso. (di Ugo Centi)
6.La “Cerchi Concentrici Promotor” dona venti banchi alla Scuola Elementare e Media di Cologna Spiaggia
ROSETO – L’Associazione “Cerchi Concentrici Promotor”, questa mattina, durante un’apposita conferenza stampa in Municipio, ha effettuato l’ennesima donazione a favore della collettività rosetana. Infatti, mediante i soldi raccolti dalla vendita del libro “Scritti (2007-2011)”, realizzato dal professor William Di Marco ed edito dalla Verdone Editore, l’associazione ha acquistato e donato 20 banchi, con relative sedie, per l’aula multimediale della Scuola Elementare e Media di Cologna Spiaggia. “Ancora una volta “Cerchi Concentrici Promotor” dimostra una grande attenzione nei confronti della cultura, del sociale e della scuola” ha sottolineato il Sindaco di Roseto degli Abruzzi, Enio Pavone, nel ringraziare i membri dell’associazione per questo dono al territorio. “Si tratta di un gruppo dinamico, sempre attivo ed impegnato a favore della nostra città a cui, appena possibile, offre un contributo tangibile di cosa vuole dire impegnarsi per la collettività”. Il primo cittadino ha posto l’accento sul valore di questa donazione ad una scuola, quella di Cologna Spiaggia, in continua crescita e che presto avrà anche una nuova palestra. “Questa Amministrazione ha investito tanto sulla scuola, impegnando quasi l’85% dei mutui che ha potuto contrarre, per le opere pubbliche, sull’edilizia scolastica” ha ricordato il Sindaco Pavone. “Ringraziamo di cuore l’Associazione “Cerchi Concentrici Promotor” ed il suo Presidente, William Di Marco, per la grande vivacità che dimostra, per il susseguirsi di incontri, iniziative, manifestazioni che propone, mostrando grande attenzione ed attaccamento per la nostra città” ha dichiarato il Vice-Sindaco ed Assessore alla Cultura, Maristella Urbini. “Questa Associazione rappresenta in pieno l’essenza della “rosetanità”, coniugando generosità e cultura, attenzione al prossimo ed alla collettività: sono molto felice per questa ennesima donazione, anche perché so che i nuovi banchi saranno molto utili alla scuola” ha confermato l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Alessandro Recchiuti. Queste le iniziative di bongenismo, ovvero la realizzazione di una serie iniziative destinate al sociale, realizzate dall’Associazione grazie alla vendita dei seguenti libri di William Di Marco:“Roseto e le sue storie”, Sigraf, Pescara, 2006 – Donazione di un defibrillatore per il primo intervento di assistenza a Roseto. “I viaggi di Eidos”, Andromeda Edizioni, Castelli, 2007 – Donazione di due defibrillatori (con la partecipazione della Tercas) per le squadre amatoriali rosetane di calcio. “Romanzo Incidentale – Simone lo sa”, Cerchi Concentrici Promotor Edizioni, Roseto, 2009 – Realizzazione dell’impianto multimediale al Museo della Cultura Popolare di Montepagano. “150 Anni. La storia di Roseto (1860-2010)”, Cerchi Concentrici Promotor Edizioni, Roseto, 2010 – Realizzazione del monumento ai 150 anni di Roseto degli Abruzzi posto al centro del lungomare. “Angelo Lipari e Leonardo Gotti. Storia di due Prefetti teramani”, Verdone Editore, Castelli, 2011 – Donazione di giochi per i bambini delle Scuole Materne di Roseto. “I Beatles – L’avventura più bella del mondo”, Verdone Editore, Castelli, 2012 – Realizzazione dell’impianto multimediale al Palazzo del Mare di Roseto. “I Ricordi di Eidos – Trenta profili di personaggi rosetani”, Verdone Editore, Castelli, 2014 – Donazione di n° 3 computer per la
Biblioteca Comunale di Roseto degli Abruzzi. “Da sempre la nostra Associazione opera a favore del territorio grazie al costante lavoro dei suoi soci, tra cui ci sono tantissimi ragazzi e diversi insegnanti: anche per questo motivo cerchiamo sempre di avere un occhio di riguardo per le scuole della città” ha sottolineato William Di Marco, Presidente di “Cerchi Concentrici Promotor”. “Tra i nostri obiettivi c’è la cura del territorio e per questo, oltre a puntare alla cultura, cerchiamo sempre di essere vicini alle esigenze della nostra città”. “Vogliamo ringraziare di vero cuore l’Associazione “Cerchi Concentrici Promotor” per questa donazione – ha dichiarato la Dirigente scolastica, Maria Gabriella Di Domenico – mi fa molto piacere constatare come da parte della città e dell’Amministrazione comunale ci sia grande attenzione per il mondo della scuola e siamo lieti di questo regalo perché avevamo bisogno di questi banchi e di queste sedie per completare l’arredo dell’aula multimediale”.
5.Ernesto Olivero al primo appuntamento della XVII edizione de “La Cultura in cammino“
Questa sera “La cultura in cammino“ mi sollecita delle domande
Roseto, Centro Piamarta,15 aprile 2015. E così ho conosciuto Ernesto Olivero, di cui dichiaro subito di ignorare l’esistenza. Grazie alla prima giornata della “Cultura in Cammino”, della Cerchi Concentrici che l’ha invitato a Roseto, scegliendo la “finestra” temporale tra un viaggio in Giordania ed uno in Brasile (un aereo lo aspettava a Roma proprio stasera).
Chi è Ernesto Olivero? È un cattolico “militante” (se mi si passa il termine) che fin da piccolo voleva cambiare il mondo eliminando le ingiustizie. E che già da giovane si fece dare dal comune di Torino, sua città d’adozione, “L’Arsenale”, che lui trasformò in “della pace”, dove fare volontariato attivo nel sociale. Un volontariato duro, nelle situazione di margine e di difficoltà pesante.
Ed ecco la mia prima sinapsi: mi ritorna in mente padre Turoldo, padre Balducci, ma forse anche Alex Zanotelli. Certo, esempi diversi, magari non c’entrano nulla. Ma anche Olivero parla in un modo che più diretto non si potrebbe. William Di Marco “dirige” il traffico delle domande dalla platea dei giovani. In prima fila c’è il Vescovo di Teramo, Seccia, amico personale di Olivero, la vicesindaco Maristella Urbini e l’assessore al sociale Alessandro Recchiuti. Presenti anche gli ex-sindaci Crisci e Di Bonaventura (Franco Di Bonaventura è seduto proprio accanto a me, ed è sempre un piacere scambiare con lui quattro chiacchiere amichevoli).
E qui scatta la seconda sinapsi: il cattolicesimo sociale e Roseto, rapporto lungo, tradizionale, fertile, attuale, ma anche un rapporto che oggi mostra qualche interrogativo. O meglio, qualche interrogativo! Forse a me viene qualche interrogativo. Perché non riesco a decifrare il messaggio di Olivero: utopistico o iper-realistico? “Io non voglio convincere nessuno, ma in quel che dico ci credo”, parte Olivero. E ci crede davvero quando dice che “I tantissimi giovani che si spinellano non sanno che così stanno finanziando la mafia. Io i giovani li amo, ma per amarli bisogna essere severi con loro, gridargli la verità, altrimenti diventano zimbelli di qualsiasi potere”. E giù battute al vetriolo sulla politica che “sovente è vigliacca”. Oppure un intercalato: “inorridisco a sapere che il mio Paese è tra i più corrotti del mondo”.
Se fossi ancora giovane, sarei esploso d’entusiasmo di fronte a questo discorso, come mi capitò diversi anni fa con Alex Zanotelli incontrato a L’Aquila. Ma ora che sono molto più disincantato mi chiedo: d’accordo, ma cosa si propone, un modello ascetico? Insomma, resto in dubbio. Anche se sottoscrivo e faccio propri i passaggi più che taglienti sulla sinistra e sulla politica di Renzi, di una critica così netta che io nemmeno mi sogno.
Insomma, non è stato un intervento facile o consolatorio quello di Olivero. Un dire problematico, a tratti filosofico, ma di quella filosofia pratica che solo una persona estremamente colta può fare. Non so, echeggia Aldo Moro, per rimanere in politica. Insomma, non mi ha convinto, ma mi ha interrogato, che è poi proprio la funzione della cultura vera. Bravissimo William Di Marco come coordinatore. Ma penso che anche i cattolici sociali, a Roseto, debbono interrogarsi e magari domandarsi qualcosa sulla politica del Pd, anche locale, di cui spesso loro stessi sono stati e sono interpreti. I tempi cambiano per tutti, anche per i cattolici sociali del Pd. Ma questo, ovvio, lo dico io, non Oliveri, come è naturale. Anche perché penso che i politici locali che fanno riferimento indiretto a quella corrente culturale quelle domande non se le porranno nemmeno per idea. (Ugo Centi)
4.X Convegno “17 marzo 1861“
Anche quest'anno l'Istituto Moretti e l'associazione culturale Cerchi Concetrici Promotor hanno organizzato un incontro storico per ricordare l'Unità d'Italia, avvenuta nel triennio 1859-1861, ma che ufficialmente fu sancita dal Parlamento italiano riunito a Torino il 17 marzo 1861. In quella data fu proclamato il Regno d'Italia con a capo il re Vittorio Emanuele II, fautore, unitamente a tanti altri personaggi, di quel processo unitario che è alla base oggi della nostra nazione. Quella data dovrebbe essere celebrata in modo ufficiale dallo Stato italiano, che invece l'ha celebrata, con gli onori che meriterebbe sempre, solo in occasione dell'anniversario dei 150 anni, esattamente nel 2011.
3.Il Giorno del Ricordo
ROSETO. “Solo in Italia si ricordano in due date separate (27 gennaio e 10 febbraio) due tragedie di una medesima inumanità, e solo per far piacere alla politica ideologizzata“. Con queste sacrosante parole, il professor William Di Marco, ha introdotto stamattina la lezione di storia sul “Giorno del ricordo“ delle vittime delle foibe, tenuta anche quest'anno in forma ufficiale all'Istituto Superiore “Moretti“ di Roseto. Sono tre gli appuntamenti istituzionali del “Moretti“: il 27 Gennaio, Giorno della memoria; il 10 febbraio, appunto dedicato alle foibe; ed il 17 maggio, Giornata delle vittime della mafia. Date stabilite tra l'altro per legge nei programmi scolastici. Che a Roseto vedono anche la partecipazione dell'amministrazione comunale, questa mattina rappresentata al “Moretti“ dall'assessore Alessandro Recchiuti.
“E' emozionante sempre per me parlare davanti a tanti ragazzi“, ha detto Recchiuti nel breve messaggio di saluto, aperto alla conciliazione ed al dato “cristiano“, inteso come valore della persona al di là dei colori di ideologici schiaramenti. “Perché la storia non è tifo calcistico“, ha ripreso quindi William Di Marco, ma paziente ricerca documentale ed esercizio quotidiano di democrazia. “Cari ragazzi - ha aggiunto - la democrazia è come il vostro piatto di pasta quotidiana, se non mangiate ogni giorno, il ricordo non vi basta per vivere. La democrazia la dovete praticare ogni momento, ricordando però che i totalitarismi sono il male nato in-e-dall'Europa, da questo continente culla della civiltà che però ha prodotto stermini di massa“.
E' seguita una lezione assai analitica e davvero “storica“, nel senso dell'essere orientata al puro esame dei fatti. Peraltro davvero raccapricianti. Anche perché le foibe sono accadute a guerra ufficialmente conclusa (e quindi ancor più abiette) e negate per tanti anni per puri motivi di parte. Anche se, non è stato sottaciuto, le atrocità italiane nei balcani che precedettero quei tragici avvenimenti in qualche modo ne furono determinanti.
Insomma, una visione a 360 gradi, quella esposta da William Di Marco, il più obiettiva e “storica“ possibile. Con un commento in sala a bassa voce espresso da uno spettatore... (da Controaliseo del 10-2-2015 di Ugo Centi)