Ha scelto gli “Incontri sulla spiaggia” al Lido La Vela della sua Cerchi Concentrici, William Di Marco, per presentare l’ultimo libro che ha dato alle stampe: “Ponderazione, saggi sulla contemporaneità”, edito da Artemia Edizioni di Mosciano-Teramo.
Si tratta di una raccolta di 139 articoli pubblicati da William su “Eidos” e “Chorus” tra il 2015 ed il 2018. Per riflettere, come suggerisce il titolo, sulla microstoria, ovvero la storia dei luoghi. In copertina c’è una illustrazione riproducente un quadro di Luciano Lamolinara. La presentazione è stata invece curata da Mario Giunco, che a Roseto non ha bisogno di presentazioni, essendo un po' la memoria storica della cultura cittadina.
Il libro suggerisce alcuni spunti di riflessione sull’oggi. Un oggi – dice William Di Marco – senz’altro migliore del passato come parametri di fondo e tuttavia attraversato da fenomeni migratori soprattutto di giovani laureati e diplomati che qui non trovano realizzazione. L’autore è infatti docente di storia al “Moretti” di Roseto. Conosce quindi molto bene il mondo dei giovani. Ed ecco allora che i fatti sociali locali si fanno in qualche modo “storia”. Ed entrano a far parte di un vissuto dal quale osservare in filigrana il tempo che scorre inesorabile nel suo divenire appunto storico (da Controaliseo del 17-07-2019).
SECONDA SERATA (18 luglio 2019)
Nella seconda serata sono intervenuti tre romanzieri che hanno presentato i loro ultimi lavori. I nomi: Osvaldo Di Domenico con Vicolo Cieco; Alessandra PetrarcaAl di là del mare (entrambi di Artemia Nova Editrice); Antonio MasseroniIl sognatore di specchi (Infinito Edizioni). Sono stati letti diversi brani focali nello sviluppo delle varie vicende e da lì gli autori hanno potuto parlare del loro lavoro. Inoltre gli stessi si sono soffermati su una tipologia testuale della narrativa, molto gettonata e al contempo così complessa, data l'articolazione delle storie narrate. È sullo storytelling – cioè l'arte del raccontare storie, impiegata come strategia di comunicazione persuasiva – che i tre protagonisti si sono maggiormente concentrati.
90.William Di Marco ricorda l'unità d'Italia al "Moretti" di Roseto. E quei baci negati sul muretto della scuola
ROSETO. Il 17 marzo 2011 pioveva, a Roseto. Nelle strade c’era ancora il fango dell’alluvione che colpì nella notte tra 1° e 2 marzo di otto anni fa. Quella sera, nel salone della Villa Comunale, allora “in vita” (tre anni fa è stata “ammazzata” dalle impalcature fatte mettere dal Comune senza sapere quando le avrebbe sapute far togliere); in quel salone appunto, William Di Marco, docente di storia al “Moretti” di Roseto, insieme a tanti altri, ricordò i 150 anni dell’unità d’Italia. Non a caso dopo che l’anno prima, nello stesso salone, si erano festeggiati i 150 anni di Roseto, fondata proprio nel 1860.
Il 17 marzo del 1861, infatti, tra gli stucchi barocchi di palazzo “Carigliano” a Torino, il primo parlamento italiano, proclamò “l’Unità d’Italia”. Una data che William di Marco ricorda ogni anno da 14 anni. Perché è più importante di quel che si creda. Da essa, ad esempio, dipende quel particolare senso civico italiano, così distante da quello di altri Paesi. E si, perché noi all’unità dello Stato arrivammo tardi.
Puntuali, invece, sono giunti oggi i ragazzi del “Moretti”. Alle 8,45 erano in aula magna. Prima, dalle 8,20 alle 8,30, li vedevi sul muretto davanti al cancello. Qualcuno (pochi) a dare l’ultimo tiro di sigaretta prima di entrare. Qualche altro (pochissimi, rari direi) a dare il bacetto alla “lei”. Attenzione: i “lui” alle “lei”, nessuna “lei” ai “lui”. Moltissimi a dirsi: “cosa hai mangiato ieri sera? è buono lì l’aperitivo cenato? quella birra, però, era brutta, non l’ho digerita!”
Davanti a questi ragazzi dalle felpe quasi tutte grigie o nere (la moda); a questi ragazzi cui “Greta” dice che noi adulti abbiamo fregato il Pianeta; William Di Marco ha intessuto una appassionante lezione sulla storia dell’unità d’Italia. Partendo dall’antica Grecia e dall’antica Roma. Passando per quei Goti (Visi-Goti e Ostro-Goti) a seconda della provenienza asio-europea, che attraversarono quella che era “solo concettualmente l’Italia”. Lasciando, tanto per dire qui da noi, a Roseto, l’elmo ostrogoto custodito al museo di Berlino a pegno delle tante battaglie che ferirono nei secoli anche le nostre contrade
Quell’Italia che cominciava a prendere l’idea di “Stato unitario” nel crogiolo di rivoluzioni che fu il XIX secolo. Il secolo del Quarantotto, di Napoleone, di Mazzini e Garibaldi. L’Ottocento dei patrioti. Di Cavour. Dei Savoia. Degli statuti e delle costituzioni. E, da noi, del senatore-ministro Giuseppe De Vincenzi della cantina “Mazzarosa” di Roseto con stazione ferroviaria incorporata. E qui William, come suo solito, intreccia la macro e la micro-storia: i fatti dell’Italia e quelli nostri. I Pagliaccetti a Giulianova, i Ciro Romualdi a Montepagano, Vittorio Emanuele Re d’Italia che scende l’Adriatico accolto a Giulianova ed a “Roseto”, mentre va a prendersi l’Italia del sud a Teano conquistata dalla spada del Garibaldi repubblicano. Con la fortezza di Civitella del Tronto che ancora resisteva quattro giorni dopo la proclamazione dell’Unità.
Fatti lontani. Ma principi eterni. Con la Politica e l’Economia che si intrecciano. Secondo logiche di potere che cambiano forma nei secoli, ma non sostanza. Ma anche con alcuni ideali che non si fermano mai. Che nemmeno le sbarre violente dei carceri dell’Ottocento arrestarono. Perché le idee non sono ammanettabili; le idee forano le pietre.
Ecco, ho avuto l’impressione – ma posso sbagliare – che al “Moretti” stamattina si sia lavorato su un crinale. Sulla sottile linea che divide il reale e l’ideale. Cercando una sintesi. William Di Marco è un docente molto concreto. Ed ogni volta che lo sento, anche nelle manifestazioni culturali che anima, ho la sensazione che anche lui vada alla ricerca di una sintesi. Che aiuti i ragazzi a capire. Dandogli notizia di quel che è stato. Poi, se ritengono, una idea se la faranno da soli. Alla luce di quello che vivono, ovviamente.
E quel che vivono – questo lo aggiungo io sapendo che molti non saranno d’accordo – è una Italia che troppo spesso gli ha tolto il diritto ad un lavoro dignitoso e pagato il giusto. Un Paese che gli ha tolto il diritto alla pensione. Uno Stato che sempre più li costringe ad emigrare. E potrei continuare. Ma mi fermo qui. Stamattina, casualmente, ho osservato quei ragazzi sul muretto di cui dicevo prima. Ho cercato di capire. Non ci sono riuscito. Mi è venuta solo qualche domanda. (di Ugo Centi da Controaliseo del 18-03-2019)
89.
Presentazione del libro "Tempo grande" di Gian Luigi Piccioli presso l'aula magna del Moretti
È stato presentato lo scorso 21 febbraio 2019, presso l'aula magna "Enzo Coticchia" dell'Istituto Moretti di Roseto, il libro Tempo grande di Gian Luigi Piccioli. Erano presenti il curatore Simone Gambacorta (giornalista e responsabile della pagina cultura del quotidiano "La Città") e l'editore Paolo Ruggieri. Il volume, uscito la prima volta nel 1984 per Rusconi, è stato da poco ristampato dalla casa editrice Galaand e parla del sistema dell'informazione. L'autore mette in evidenza le contraddizioni e i retroscena del mondo televisivo e il cinismo della "società dello spettacolo".
Gli studenti dell'Istituto Moretti di Roseto sono stati molto partecipativi e puntuali nelle varie domande poste agli ospiti
88.
L'attualità della Divina Commedia e di Dante
La Divina Commedia di Dante è considerata, a ragione, l'opera più complessa e più rappresentativa della letteratura italiana e probabilmente la più importante nel panorama mondiale. Ancora oggi ci si chiede come una mente umana abbia potuto ideare ed elaborare un così articolato percorso, sia sotto il profilo compositivo sia sotto l'aspetto contenutistico. Per tali motivi l'Istituto Moretti di Roseto ha pensato di analizzare un percorso propedeutico a questo sommo componimento, esaminando la genesi delle tre cantiche, soffermandosi in modo particolare sull'importanza del proemio. Le classi coinvolte sono state quelle del terzo e quarto anno, mentre una lezione particolare è stata dedicata agli studenti delle classi seconde delle Scuole Medie del territorio.
87.
Cosa è venuto fuori dall'incontro A Roseto si fa Cultura?
Gli intervenuti hanno racchiuso in cinque punti i principali aspetti per rilanciare un progetto culturale di ampio respiro
Lo scorso 7 febbraio si è svolto un incontro di approfondimento culturale presso il nuovo teatro “L’officina dell’Arte” del Centro Piamarta del S. Cuore. Durante il dibattito sono intervenuti: Carmelita Bruscia (Assessore alla Cultura del Comune di Roseto), Maristella Urbini (ex assessore alla Cultura), Mario Giunco (Addetto alla Cultura), Emidio D’Ilario (Presidente del “Circolo Filatelico e Numismatico” l’associazione più antica del territorio), Bruno Zenobio (artista mosaicista), Riccardo Celommi (artista e presidente dell'"Associazione Celommi") e Andrea Cingoli (architetto e promotore culturale). Il tema principale, introdotto da William Di Marco (giornalista, scrittore e docente di Materie letterarie ), verteva se nella cittadina adriatica c'è spazio per fare cultura. Da qui sono sorte diverse tematiche: la difficoltà di coinvolgere i giovani nel mondo culturale, che sta diventando sempre più una cerchia ristretta; la mancanza di spazi adatti a confrontarsi e dibattere; la scomparsa di strutture come teatro, cinema, sale riunioni capienti, ecc. Nella parte introduttiva ci si è chiesti anche “Come si fa a finanziare la Cultura?”.
Dopo di che sono intervenuti gli altri invitati al dibattito. Carmelita Bruscia e Maristella Urbini hanno sottolineato che gli investimenti in tale ambito scarseggiano e che per gli eventi si paga lo scotto della chiusura, per lavori di restauro, della Villa Comunale. Mario Giunco, dopo una breve storiografia di Roseto, ha asserito che c’è una mancanza di spazi adatti per poter fare cultura. Bruno Zenobio ha rimarcato che Roseto propone concetti di cultura, come ad esempio in “Villa Paris”, ma il pubblico rosetano spesso non è sulla stessa lunghezza d'onda. Andrea Cingoli ha parlato di come la cultura sia una risorsa che si deve sviluppare e diventare sistema. Riccardo Celommi ha portato a conoscenza il suo ambizioso progetto di catalogare tutte le opere pittoriche della sua famiglia (partendo da Pasquale e Raffaello per approdare a Luigi e lo stesso Riccardo). Così anche come D'Ilario, che ha ripercorso i momenti salienti del Circolo Filatelico e Numismatico.
In seguito si sono avuti alcuni interventi del pubblico, attento e partecipe. Alla fine sono stati racchiusi in cinque punti i principali aspetti per rilanciare a Roseto un progetto culturale. Si è partiti da un recupero dei luoghi della cultura (cinema Odeon, Villa Comunale, Arena all'aperto, Arena 4 Palme ed altro), per proseguire con l'organizzazione di incontri periodici tra tutte le associazioni; poi si è accennato a un sistema di monitoraggio (tracciabilità storica anche attraverso le scuole) degli eventi programmati. Infine si è parlato sia di un coinvolgimento territoriale, recuperando la centralità delle frazioni storiche, sia di una creazione di alcuni luoghi della memoria, iniziando dal museo dello sport, con un'ampia sezione dedicata al basket. (di di Claudia Raponi e Luigi Castellabate da Eidos n° 311)