Agnolo Poliziano, Lorenzo il Magnifico e il Recovery Fund
L'occasione storica di avere un flusso enorme di miliardi nella nostra economia potrebbe cambiare l'Italia per farla diventare un Paese per i giovani. Invece le logiche conservative ci porteranno alla rovina
di William Di Marco
LA FORZA DEI GIOVANI – Quanta retorica si nasconde nelle parole che vengono spese in favore dei giovani! La vita ha mille sfaccettature e ognuna di queste va vissuta per quello che è, soprattutto per l'età che la persona si sente addosso. Non c'è una categoria che possa essere avvantaggiata nel dipanarsi del vissuto antropico e ogni fase deve essere intesa come centrale nella vita dell'uomo, a prescindere se si è all'inizio dello svolgimento del fuso o se si è alla fine. Tuttavia quando l'attenzione ricade sui giovani si è propensi a caricare di aspettative (ma anche di responsabilità) questa fase della vita così intensa e piena di prospettive future. È proprio questo aspetto ultimo che spesso fa essere "retorici" gli adulti e gli anziani sul valore della giovinezza. È indubbio che un ragazzo ha davanti a sé un'attesa di vita maggiore rispetto a una persona con un bel numero di primavere sulle spalle. Pertanto viene in automatico caricare di responsabilità chi deve ancora affacciarsi nel lungo sentiero dell'esistenza. Qui il discorso si complica, poiché è senza ombra di dubbio che il giovane è colui che dovrà vivere di più, ma di contro il suo futuro è programmato dalle persone mature, le quali provvederanno all'organizzazione degli anni che verranno. In altre parole la politica, retta da chi ha una certa età, predispone la vita delle nuove generazioni e sovente lo fa con parametri che non sono affatto adeguati. Anzi, gran parte delle volte le prospettive che per logica dovrebbero guardare al domani, hanno uno sguardo rivolto al passato, entrando in un cortocircuito di giochi di specchi che risultano fallimentari. Quando la nostra istruzione, appena dopo il secondo dopoguerra, dovette prevedere il mutamento generazionale, economico e sociale si basò su un assunto lineare e concreto. I quadri dirigenziali (che erano minoritari) uscivano dalla scuola canonica che si era fortificata a partire da inizio '900, mentre il grosso della formazione fu affidata alla famosa "scuola della vita", cioè quello dei mestieri e del lavoro sul campo, che i ragazzini degli anni '40, '50 e '60 acquisirono nelle varie botteghe. Poi ci fu il '68, la scuola cercò una nuova dimensione e nella "rivoluzione studentesca" non vide tanto il futuro, quanto un sovvertimento dell'ordine costituito, non intercettando il cambiamento epocale dell'informatica che proprio a partire dagli anni '70 si affacciava nel mondo evoluto. Quando si punta sui giovani bisogna saperlo fare, coinvolgendo principalmente loro nella trasformazione lavorativa e professionale che si vuole riscrivere.
POLIZIANO E IL MAGNIFICO – Durante il periodo che è alla base della nostra contemporaneità, vale a dire quello umanistico-rinascimentale, l'uomo fa un salto di qualità straordinario. Esce dalla cappa del Medioevo, non in quanto epoca buia, ma periodo in cui l'uomo era sottomesso a Dio e ne pagava anche le conseguenze in termini prospettici. Nel Quattrocento c'è una rivoluzione di tipo antropologico, in cui la persona acquisisce una consapevolezza unica e si colloca al centro di un progresso che lo vede protagonista. Ragiona sulla grandezza della classicità greco-romana e punta a una sua più spinta autonomia nei confronti della divinità. Se Dio è il padrone indiscusso di tutto l'universo, l'uomo in quanto tale ha un ruolo specifico sulla Terra e può dettare i suoi tempi, i suoi ritmi e le sue idee, senza scontrarsi con chi è infinito e onnipotente. È proprio in questa fase che l'arte dell'espressione letteraria raggiunge un livello eccellente, in cui la trattatistica e l'epica diventano linee guide da seguire. Ma in questo mutamento genetico non può mancare la poesia e così due grandi autori, Agnolo Poliziano e Lorenzo de' Medici, scrivono riflettendo sul senso della giovinezza e su come la vita va colta nell'attimo più vivido e intimo. Il giovane diventa protagonista, come se avesse lui in mano il suo destino, senza che altri possano forviarlo su strade limitanti alla sua propensione ad essere con il cuore sempre oltre l'ostacolo. Poliziano scriverà una delle colonne poetiche come Io mi trovai fanciulle un bel mattino, dedicato alla freschezza dei fiori e in particolare della rosa che può essere un tropo per indicare la gioventù che vuole fortificarsi nella fragranza del bulbo che sboccia. Lorenzo il Magnifico stampò nella raccolta "Canti Carnascialeschi" la ballata maggiore Il Trionfo di Bacco e Arianna, con un incipit divenuto un vero inno alla gioventù (Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia! / chi vuol esser lieto, sia: / di doman non c'è certezza). Nel '900 è stato un altro grande artista, André Breton padre del Surrealismo, a mettere un punto fermo sull'energia giovanile, dichiarando che la creatività e l'immaginazione sono delle facoltà che accompagnano l'essere umano nella fanciullezza e nell'adolescenza, però si spengono già intorno ai vent'anni, come a sancire definitivamente un arco di tempo in cui bisognerebbe assolutamente coltivare le attitudini dei nostri ragazzi-studenti. Invece, ancora una volta sembra che il nostro Paese stia perdendo tempo e non sia in grado di prevedere un futuro per i nostri figli, specialmente ora che dall'Europa dovrebbero arrivare soldi a valanga per progettare una vera rivoluzione culturale e programmatica. Certo, sarà denaro che dovremo restituire con un peso finanziario che ricadrà sui nipoti, tuttavia l'occasione potrebbe essere vantaggiosa, invece...
UN PROGETTO SPUNTATO – La pioggia di miliardi di Euro (222) che sta per ricadere sull'Italia ha da subito un grosso problema: non è sicuramente a vantaggio dei giovani e sembra un modo per consolidare lo status quo. Quelli che in Europa prenderanno in assoluto la quota più alta saremo noi Italiani e se una parte (minoritaria) è a fondo perduto (non del tutto, poiché è un giro di quote che dobbiamo mettere noi come contributori di prima istanza), il restante di questo 'Recovery Fund' è un prestito da restituire e che vincola le generazioni future. Ciò nonostante, se superiamo anche questo ostacolo mentale non da poco, rimangono in campo degli investimenti così importanti che possono cambiare le sorti di una nazione. Invece, ancora una volta il nostro sguardo è rivolto al passato e non al futuro. Questi Fondi di Recupero (così si traduce dall'inglese) produrranno circa 750.000 nuovi posti di lavoro, con appena 90.000 dedicati ai giovani. Un'équipe di economisti ha fatto un calcolo per vedere come i vari Paesi europei spenderanno i loro soldi e che incidenza avranno i fondi sull'occupazione. Con i dati ufficiali italiani, ogni milione preso da Bruxelles produrrà 3,9 posti di lavoro, mentre la Francia (tutti gli altri governi continentali prenderanno meno di noi, ma vale il rapporto con un milione di euro) produrrà 12 posti, la Spagna 11,5, la Germania 8,2, considerando tuttavia che i tedeschi hanno una disoccupazione molto più bassa della nostra. Ancora una volta sembra che il grande flusso di denaro europeo servirà prevalentemente ad alimentare una economia improduttiva e asfittica, senza una minima visione futura. Tanti di questi soldi saranno spesi in modo passivo (pensioni, tamponature di sistemi in forte crisi come la sanità e la scuola), tralasciando ancora una volta il senso di un investimento che, da quando esiste il mondo, è sempre lo stesso: far sì che da una cifra improntata ne esca una maggiore che produca posti di lavoro e ricchezza. Purtroppo quando trionfa il senso statalista e la creatività, segnatamente dei giovani e degli intraprendenti, viene ovattata se non addirittura soffocata, il prodotto negativo è l'unico che ci si deve attendere. Ma le nuove generazioni non ci stanno più a questo gioco al massacro. Intanto gridano: "Meno figli, meno problemi". E l'Italia si spegne, poco alla volta.
RIQUADRO
CHE COS'È – Il Recovery Fund è un fondo garantito dal bilancio U. E. Tramite lo stesso sono emessi i Recovery Bond, ovverosia dei titoli di debito comune. Letteralmente, l'espressione recovery fund significa fondi di recupero. Si tratta, in sostanza, di un fondo per la ripresa, ritenuto "necessario e urgente" per far fronte alla crisi scatenata nel 2020 dal coronavirus.
SPIEGAZIONE SEMPLICE – Si finanzia tramite l'emissione di recovery bond, con la garanzia del bilancio dell'Unione Europea. A questo punto, la liquidità raccolta con tale meccanismo viene distribuita ai Paesi membri che si trovano ad affrontare le maggiori difficoltà a causa della pandemia da Covid-19. Operativamente, secondo quanto previsto dall'accordo raggiunto a luglio 2020, a tutti i Paesi coinvolti è stato chiesto di presentare un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel quale illustrare come intendono utilizzare i fondi. Il Governo italiano ha approvato il progetto di PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2021.
COME FUNZIONA – Complessivamente il Recovery Fund consiste in un piano da 750 miliardi di euro, che, come accennato, saranno reperiti attraverso l'emissione di debito garantito dall'Unione Europea. I fondi sono articolati in sovvenzioni e prestiti, nella maniera che segue: 390 miliardi di euro di sovvenzioni; 360 miliardi di euro di prestiti. Gli obiettivi sono quelli della crescita potenziale, della creazione dei posti di lavoro e della capacità dello Stato di reagire dal punto di vista sia economico che sociale. I fondi saranno erogati solo se gli obiettivi concordati nel piano saranno raggiunti.
IL PNRR – Il piano si articola in sei missioni: a) digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; b) rivoluzione verde e transizione ecologica; c) infrastrutture per una mobilità sostenibile; d) istruzione e ricerca; e) inclusione e coesione; f) salute. Si tratta delle aree nelle quali si interverrà per lanciare la ripresa, che operativamente è articolata in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. Gli interventi sono concentrati in particolar modo sui progetti trasformativi, considerati come quelli di maggiore impatto sull'economia e sul lavoro. Per ciascuna missione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ideato dal Governo indica anche quali sono le riforme che si rendono necessarie per la loro più efficace realizzazione.