Noi poveri sudditi, schiavi dei tanti Marchesi del Grillo
Ormai non c'è più pudore da parte dei politici. Sono loro stessi a vergognarsi dei partiti di cui fanno parte o che dirigono. Ma dirlo non basta più, perché il baratro è sempre più vicino
di William Di Marco
SENTIRSI DELLE NULLITÀ – Sono sempre più i pensatori e analisti che stanno cambiando completamente registro sulla questione politica italiana. La famosa frase "Ogni nazione ha il governo che si merita" era, fino a pochi anni fa, un mantra con cui bisognava necessariamente fare i conti. Si diceva: se il nostro Paese è così, evidentemente è perché gli Italiani rispecchiano quella espressione; e ancora: se la classe politica è talmente insulsa e priva di qualità, chi vota non sta poi così meglio. Queste considerazioni molto amare sono andate avanti per parecchio tempo, come a sancire che le responsabilità dirette dei cittadini erano evidenti nello scegliere una classe amministrativa di basso profilo. In tal modo i maggiori beneficiari di considerazioni giustificazioniste erano proprio i politici, i quali ottenevano una sorta di lasciapassare non solo alla loro inadeguatezza, ma soprattutto alle loro malefatte. Le radici di tale ragionamento, per molti versi condivisibili, almeno sotto il profilo della logica, risalivano alla struttura dell'Italia preunitaria, quando i sette staterelli che componevano lo stivale risentivano ancora delle influenze delle varie monarchie assolutiste che a partire dal '600 si diffusero in tutta Europa. In pratica, nel periodo medievale il re era il rappresentante militarmente più forte di una vasta schiera di feudatari che conservavano, ognuno nel proprio territorio di appartenenza, un potere conflittuale con quello del monarca. Dal XVII secolo in avanti il sovrano accentra le redini del comando su di sé, estromettendo i riferimenti statuali nelle periferie. Per fare ciò fortifica la rete di funzionari che da lui dipendono e che servilmente eseguono i suoi ordini. Si consolida in tal modo il concetto di classe egemone (l'aristocrazia), mentre i deboli, gli umili, il popolo diventano sudditi e subalterni al potere centrale. Gli ultimi, quindi, non hanno alcun diritto, se non quello di eseguire gli ordini e credere fermamente e pedissequamente a tutto ciò che dall'alto viene deciso. Eppure la gran parte di queste persone formava la maggioranza assoluta della popolazione, anche se influiva così poco, al punto che il dover subire il volere supremo era un dettame delle leggi dello Stato, nonché della morale. Prima della Rivoluzione Francese esistevano solo tre stratificazioni sociali: la prima era quella del clero con appena l'1,5% della popolazione; la seconda si identificava con la nobiltà (2,5%) e tutto il resto, cioè oltre il 96% degli abitanti della Francia apparteneva al terzo Stato. Questo potere così assoluto e sprezzante nei confronti dei sottoposti proveniva da un credo diffuso, riconducibile alla volontà divina di individuare i migliori come servi di Dio (clero) e servi della corona (aristocratici). Per capire meglio tali dinamiche è molto illuminante anche il film Il marchese del Grillo del 1981 diretto da Mario Monicelli e interpretato da Alberto Sordi. Il nobile era un nullafacente, dedito agli scherzi verso le povere persone e si arrogava il diritto di poter fare qualsiasi cosa. Il concetto predominante di tale atteggiamento di superiorità fu sancito da una famosa battuta, scaturita da una retata. Il marchese doveva essere arrestato, ma venne riconosciuto dal capo dei gendarmi. Scampato il pericolo e ricevuto tutti gli ossequi e le scuse, a causa di un errore grossolano per averlo confuso con la plebe, si girò verso il popolo e pronunciò la famosa allocuzione: "Io so' io e voi non siete un c....zo". Ripensando a questa scena, viene in mente tutto quello che sta accadendo oggi a livello politico, con una classe privilegiata, ancorata saldamente allo scranno romano, che considera gli elettori come dei minus habens, incapaci di intendere e volere e disposti a subire qualsiasi angheria o decisione scellerata: quindi i dominati devono considerarsi rassegnati a un andazzo ineludibile e immodificabile.
FANNO QUELLO CHE VOGLIONO, NELL'INDIFFERENZA GENERALE – Le ultime vicende politiche di questo straordinario Paese che è l'Italia, ma che rimane vessato e martoriato come pochi altri al mondo, sono lì a dimostrare che al peggio non c'è assolutamente fine. Dal "Conte o elezioni" del Partito Democratico a "Insieme al Pd nemmeno a parlarne" della Lega e di Forza Italia, da "Con Salvini non governeremo più" del Movimento Cinque Stelle" al "Con la destra sovranista mai e poi mai" di Liberi e Uguali c'è stata una carrellata di dichiarazioni e controdichiarazioni, come se noi potessimo subire qualsiasi cosa, al di là della più fervida fantasia. Sostenere oggi un concetto per ribaltarlo totalmente domani ormai è lo sport diffuso dei nostri politici, sempre più vicini a degli abili piazzisti di prodotti avariati. Da non credere quello che è successo per tenere in vita il governo Conte due, in cui molti parlamentari e soprattutto senatori hanno fatto il salto del proprio raggruppamento di appartenenza per passare a sostenere i governativi. Addirittura questo scandaloso cambio di casacca è stato edulcorato con la parola "responsabili" oppure "costruttori", come se fossero un patrimonio nazionale. Alla caduta del governo che avrebbero voluto sostenere, il loro ruolo è del tutto scomparso, rimettendosi in gioco, però, come centristi che condividono le scelte del nuovo esecutivo Draghi. Veramente siamo di fronte a personaggi che non hanno la minima vergogna di quello che stanno facendo. Ma cosa penseranno dei cittadini, degli elettori, delle persone comuni questi oscuri figuri che fanno tutto quello che passa loro per la testa, senza il minimo ritegno e tralasciando del tutto la coerenza? Non è difficile intuire che la loro considerazione verso la gente è pari allo zero e ritengono che il popolo rimane bue, sempre pronto a sottostare agli ordini che piovono dall'alto, senza colpo ferire. Non si può pensare diversamente di questo ammasso di "ominicchi" o "quaquaraquà" che hanno la supponenza di ritenersi "elevati". Ma il popolo fino a quando resisterà?
GRILLO LIBERALE E ZINGARETTI VERGOGNOSO – L'apoteosi è stata raggiunta dal Movimento 5 Stelle che, dopo la fuoriuscita di molti parlamentari dal gruppo, hanno riformato la strategia per il futuro. In pratica, ha detto Luigi Di Maio, i grillini dovrebbero approdare a nuovi lidi, creando i presupposti per un movimento liberale, moderato ed europeista. Nemmeno la Democrazia Cristiana dei vari Andreotti, Fanfani e Forlani era stata così "democristiana" e ben ha fatto quell'intervistato che ha detto: "Tra l'originale e la copia scelgo sempre l'originale", intendendo che il MoVimento non è altro che un partito della Prima Repubblica che ha appreso il linguaggio ecumenico di quell'epoca. D'altronde, a ribadirne il concetto è stato Alessandro Di Battista, il quale, nel lasciare i suoi compagni di viaggio, ha detto chiaramente che quello attuale è un'altra cosa rispetto all'originale 5 Stelle, oggi più simile all'Udeur. Tuttavia il massimo lo ha incarnato Beppe Grillo con una scenetta molto eloquente. Nell'uscire dall'hotel dove si teneva la riunione dei suoi adepti, ha indossato un casco tipo astronauta, senza parlare con nessuno. È stata l'immagine plastica di questo personaggio, comico ormai in declino e che non fa ridere più. Nell'occasione ha emulato il grande Alberto Sordi. Con quella maschera è come se avesse voluto dire: "Tornerò su Marte da dove vengo e non posso parlare con voi comuni terrestri. Perché, ricordatelo sempre, io sono io e voi non siete un c...zo. Qualsiasi cosa faccia – anche stare al governo con Berlusconi, che in altri tempi ho odiato, ma posso ogni cosa – voi, poveri sudditi, dovrete non solo approvarla, ma pure condividerla". Infine, c'è stata l'uscita di scena del povero segretario del Pd Nicola Zingaretti che ha dichiarato: "Mi vergogno che nel mio partito si parli di poltrone, mentre esplode la pandemia". Ma come, solo adesso ti accorgi di quello che gli Italiani sanno da sempre, cioè che i partiti pensano soltanto al tornaconto personale dei propri rappresentanti? Non è una bella consolazione ciò che state per leggere, ma ricordare le parole del cantautore Franco Battiato nella eloquente canzone Povera Italia, può servire a comprendere come il male atavico di questa politica sfacciata e arrogante viene da lontano: il brano fu scritto trenta anni fa, nel lontano 1991:
Povera patria / Schiacciata dagli abusi del potere / Di gente infame, che non sa cos'è il pudore / Si credono potenti e gli va bene quello che fanno / E tutto gli appartiene / Tra i governanti / Quanti perfetti e inutili buffoni / Questo paese devastato dal dolore / Ma non vi danno un po' di dispiacere / Quei corpi in terra senza più calore? / Non cambierà, non cambierà / No cambierà, forse cambierà / Ma come scusare / Le iene negli stadi e quelle dei giornali? / Nel fango affonda lo stivale dei maiali / Me ne vergogno un poco e mi fa male / Vedere un uomo come un animale / Non cambierà, non cambierà / Sì che cambierà, vedrai che cambierà / Si può sperare / Che il mondo torni a quote più normali / Che possa contemplare il cielo e i fiori / Che non si parli più di dittature / Se avremo ancora un po' da vivere / La primavera intanto tarda ad arrivare.