Fenomenologia di Checco Zalone
Cinema Eidos 246 – 6 febbraio 2016
Fenomenologia di Checco Zalone
Proviamo a vedere cosa c'è di diverso in lui. È vero che è un demistificatore e profanatore dei vizi italioti, tuttavia il suo atteggiamento non sconfina solo nel "politicamente scorretto": va oltre
di William Di Marco
IL COMICO PEDAGOGO – Che personaggio è Checco Zalone? Colui che ha battuto tutti i record di incassi e presenze in ambito cinematografico vive un periodo di estrema fortuna contingente o ha un substrato di spessore sociologico che lo ha portato a raccogliere i consensi del pubblico e di una critica, la quale (come spesso avviene) non ha nascosto un certo mal di pancia? Certo è che uscendo dal cinema dopo la visione del film Quo vado? una sensazione un po' diffusa c'è stata: sembrava che di colpo tutti gli altri comici fossero spariti, risultassero piccoli piccoli e che il nuovo re Mida in celluloide si posizionasse una spanna sopra i suoi colleghi. Allora la domanda delle domande, ovviamente in salsa pseudo intellettuale e un po' leggera, è questa: perché l'attore pugliese è differente dagli altri? Proviamo a vedere cosa c'è di diverso in lui. Intanto è il classico dissacratore e riesce a prendere in giro gli Italiani nei tanti difetti e punti deboli. Ma per Luca Medici (il vero nome del nostro protagonista) la prospettiva è completamente diversa. Molti intrattenitori puntano alla comicità (far ridere all'impatto, come tirare una torta in faccia) o all'ironia (messa in ridicolo) oppure alla satira (toni sarcastici di un "riso amaro"), cercando di mantenere un equilibrio con una morale di tipo pedagogico-educativa che sempre è stato il punto di partenza di comici che dovevano essere accettati dall'intellighenzia concettualistica. Questa muove i suoi primi passi a partire dall'Illuminismo e se la logica prendeva il posto di qualsiasi ispirazione artistica in nome della ragione, sotto il profilo letterario tale corrente di pensiero aveva un risvolto ben consolidato di stampo formativo e sociale. In altre parole – premesso che ragione da un lato e ispirazione e sentimento dall'altro non potevano andare d'accordo – come si risolveva la partecipazione di un poeta, uno scrittore, un attore di teatro a questa onda lunga che dal '700 in poi è stata sempre e costantemente presente nelle menti più fulgide dei pensatori razionalisti? Con una semplice parola d'ordine: impegno sociale e civile. Tradotto, voleva dire che l'artista doveva avere un fine ultimo, moralizzatore ed educativo. Anche i moderni "giullari" hanno imparato la lezione e così i comici, soprattutto quelli che si sono ammantati della cappa protettiva dell'"impegno" (che storicamente ha avuto una matrice politica di sinistra) hanno perseguito tale strada. Ecco spuntare – soprattutto a partire dagli anni '70, dopo l'ubriacatura ideologica del Sessantotto – quegli artisti (alcuni veramente bravi e acuti nell'osservare i difetti collettivi) che hanno fatto del "politicamente corretto" il loro credo: l'ironia e la satira avevano lo scopo principale di non uscire mai dai binari di una esatta formazione delle masse.
ZALONE FUORI DAGLI SCHEMI – Per Medici il discorso è diverso. È vero che è un demistificatore e profanatore dei vizi italioti, tuttavia il suo atteggiamento non sconfina solo nel "politicamente scorretto", ma va oltre. Anche i comici della parolaccia, soprattutto i primi nei famosi film trash degli anni '80, cavalcarono questa strada, almeno per quanto riguarda un nuovo linguaggio di strada; oppure i tanti farseschi attori del surrealismo cinematografico (uno per tutti: Renato Pozzetto), che ebbero un approccio trasognato e per questo metafisico. No, l'autore di Capurso in provincia di Bari è molto più concreto e ridicolizza i nostri difetti, utilizzando la filosofia degli opposti per far capire la vacuità del "correttismo" di facciata. In sintesi, dire che i neri sono uguali ai bianchi non è una cosa che appartiene alla "giusta regola", ma alla logica sociale delle pari dignità. Dare il patentino a chi può dire o meno certe cose significa sconfinare in una superiorità di fondo, appannaggio del dignitario di turno. È un po' come il principio di tolleranza. Chi è paladino di tale concetto si pone su un piedistallo e pur se comprende gli altri, dall'alto della sua posizione per l'appunto "tollera" chi è sottoposto. Medici mette da subito i puntini sulle "i", quando dice al suo collaboratore di colore, nel primo film Cado dalle nubi: "Son pur sempre una persona bianca". Per gli addetti ai lavori è stata subito una frase che usciva fuori i canoni del politicamente corretto, mentre non era altro che un modo (popolare) di ribadire che "non sono superiore a te, come non lo sei nemmeno tu". La stessa cosa vale per la battuta (film Sole a catinelle): "Papà, se ti confessassi che sono gay? Ah, avevo paura che dicessi... comunista", diretta al figlio che gli paventava la possibilità di essere omosessuale. Ma ci sono tanti altri luoghi comuni sfatati da Zalone – inviolabili invece per la critica che dà le stelle di legalità a ciò che si può dire e ciò che è intoccabile – che vanno dalle canzoni dedicate al mondo gay al concetto di meridionale ignorante, dal leghista dal cuore tenero all'Italiano medio perennemente alla ricerca del posto fisso. Molti connazionali ridono di quei difetti congeniti al nostro modo di essere e di pensare, ma che non sanno (e vogliono) superare. Medici ci prova con l'iperbole, scendendo tra la gente e usando lo stesso linguaggio, senza paracadute, per affermare semplicemente l'opposto ("I uomini sessuali sono gente tali e quali come noi, noi normali"), in cui "normali" spalanca la porta, oltretutto sempre aperta, dell'ipocrisia perbenista. I falsi invalidi, per proseguire con gli stereotipi affrontati dal comico, è vero che sono uno scandalo vergognoso, tuttavia Medici fa cadere la responsabilità non tanto su di loro (certo, furbetti di turno e allo stesso tempo anche eroi), ma su chi ha creato queste oscenità che ridicolizzano per primo il sistema politico.
LA SCONFITTA DEL BUONISMO DI FABIO FAZIO – L'essenza vera, comunque, del "zalonismo" lo si è visto nel programma Che tempo che fa di Raitre. Il conduttore Fazio ha cercato in tutti i modi di trovarsi un ruolo come contraltare allo strapotere mediatico di Medici. Ci ha provato presentando il film Quo vado? fuori gli schemi della cabala e provocando gli scongiuri dell'attore-autore: bella l'uscita, ma così reiterata che sembrava una voglia di iattura nei confronti della pellicola e del personaggio. Anche gli "auguri" finali (corretti dall'ospite con: «Si dice 'In bocca al lupo'») sono apparsi l'ultimo tentativo di ricondurre il discorso sul "politicamente corretto" tanto caro al conduttore e in generale a quelli che, come lui, si ammantano spesso di frasi fatte. Questo anche perché poco prima Luca Medici aveva imitato il giornalista Massimo Gramellini (curatore di una rubrica nella trasmissione), ridicolizzando il sapere alto e illuminante di alcuni che seguono quella rete televisiva – come se fossero gli unici depositari della verità intellettuale – così da mettere a confronto certi contenuti con quelli bassi e plebei dei seguaci di Mediaset. Ancora una volta gli umili sono usciti vincitori, proprio per quel contrasto filosofico, in cui il seme dell'aporia convince per il dubbio che instilla in ognuno di noi. Insomma, sembra proprio che Checco Zalone possa inserirsi nella linea immaginaria dei grandi comici-dissacratori (da Alberto Sordi a Paolo Villaggio con Fantozzi) che hanno saputo trattare in modo del tutto nuovo i difetti dell'uomo comune, ovviamente Made in Italy.
P. S. Per i giovani: vale la pena sentire la canzone nazional-popolare La prima Repubblica di Zalone, dove dice: "... E di debiti pubblici, si ammucchiavano come conigli, tanto poi eran c... dei nostri figli...". Il disastro di un'Italia allo stremo sotto il profilo economico e finanziario già si sa chi lo pagherà. Non è una canzonetta che ce lo deve ricordare, ma se dopo qualche risata riflettessimo, manderemmo a casa (e in carcere) tutti quegli attori che di questi scempi sono stati i veri protagonisti.